Il verificatore è un pubblico ufficiale
Qualche giorno fa il nostro ufficio del personale mi ha convocato per informarmi su un’importante novità che riguarda il mio lavoro: “Vera, da oggi per la legge italiana anche voi verificatori siete considerati dei pubblici ufficiali”. “Finalmente una buona notizia” ho commentato soddisfatta. “Adesso potrò esigere dagli utenti l’esibizione di un documento di identità, anziché fare affidamento solo sulle mie doti diplomatiche e sulla loro disponibilità… E chi si azzarda ad insultarmi stia bene attento: l’oltraggio a pubblico ufficiale è punito con la reclusione fino a tre anni! Lo dice la legge!”.
D’ora in avanti, ho pensato, i “portoghesi” dall’offesa sempre pronta dovranno pensarci bene prima di alzare la cresta. E chi si rifiuterà di fornire le proprie generalità o – peggio ancora – avrà la brillante idea di darmi nome e cognome falsi dovrà fare i conti con il Codice Penale. Il pensiero del mio nuovo ruolo pubblico (per la precisione: pubblico ufficiale!) mi rendeva ancora più orgogliosa del lavoro che svolgo, e nella mia mente quelle due magiche parole evocavano l’immagine di una specie di scudo invisibile, un’arma immateriale ma potentissima grazie alla quale già mi vedevo mentre affrontavo l’attività quotidiana di verifica su autobus e treni come se fossi stata protetta ed invincibile. “Certo Vera, adesso quando sei in servizio puoi essere paragonata ad un poliziotto o un carabiniere – mi ha subito replicato il collega, riportandomi alla realtà – ma stai attenta: il tuo status giuridico non ti garantisce solo nuove tutele, ma impone anche nuove responsabilità”.
Oddio, nuove responsabilità? In che senso? “Nel senso che svolgi un ruolo pubblico, a beneficio di un servizio di pubblica utilità che comporta doveri ben precisi. Ad esempio, se non fai la multa ad un utente non in regola potresti essere denunciata per omissione di atti d’ufficio, reato previsto dal Codice Penale e punito con la reclusione fino a due anni. Lo dice la legge”. Improvvisamente, le parole pubblico ufficiale, Codice Penale e legge non mi sembravano più così confortanti. Ma poi, ripensandoci, mi sono ricordata che io ed i miei colleghi siamo abituati a far rispettare le regole, non ad infrangerle o a chiudere un occhio davanti alle scuse o alle giustificazioni più o meno fantasiose. “La legalità tutela gli onesti e chi opera correttamente – mi sono detta – quindi per noi verificatori e per gli utenti in regola questa novità è positiva. Lo dice la legge”.