Un mestiere semplice
Mi chiamo Vera, ho passato da poco i trent’anni e da quasi cinque faccio il controllore sugli autobus. Ufficialmente si dovrebbe dire verificatore, ma mi sembra troppo formale. A volte lavoro anche sui treni, quelli locali, perché la mia azienda presso la quale sono impiegata non gestisce i controlli sulle linee nazionali. Il mio è un lavoro semplice: salgo sul bus o sul treno, chiedo il biglietto o l’abbonamento ai passeggeri a bordo e verifico che sia tutto a posto, ringrazio, saluto e scendo alla prima fermata utile. Questo è quanto accade nel 90% dei casi, o comunque nella maggioranza dei controlli che effettuiamo (non lavoro mai da sola, il nostro è un lavoro di squadra). Tutto abbastanza semplice, appunto, direi quasi naturale. Perché è semplice e naturale un principio conosciuto, si pensa, da tutti: per usare un servizio, lo si deve pagare. É così per tutto, in primis per l’uso dei mezzi pubblici. Vuoi prendere l’autobus? É giusto pagare il biglietto. Come al cinema, come allo stadio, come per qualunque altra prestazione.
Capita spesso, purtroppo, che quel principio non venga messo in pratica. Me ne accorgo quando alla mia domanda “Biglietto, per cortesia?”, vedo occhi sgranati ed espressioni che si rabbuiano. Comincia, poi, una girandola di scuse improbabili, sempre più difficili da sostenere. “Non sapevo che si dovesse timbrare il biglietto, per questo lo tenevo nel portafoglio”; “Sono salito alla fermata precedente, non ho fatto in tempo a fare il biglietto”; “Il mio abbonamento è scaduto, ma credevo di poter viaggiare lo stesso fino alla fine del mese: non è così?” Se la giornata è particolarmente storta arrivano anche risposte arroganti, maleducate e fuori luogo, tipo: “Questo autobus/treno fa schifo: non vorrai mica che paghi anche la corsa?”; “E perché non multate mai tutti quelli che viaggiano sempre a sbafo?”. Per fortuna l’incontro con persone e risposte simili avviene solo, diciamo, in un 10% dei casi che corrispondono ai giorni in cui il mio lavoro diventa molto meno semplice. Difendere il proprio lavoro e la propria posizione diventa, a volte, molto duro.
Quando ciò accade, chiedo alla persona che ho davanti di farsi una semplice domanda: chi è responsabile se l’autobus o il treno sono sporchi? Quale colpa abbiamo noi controllori se non si trova posto a sedere? Capisco le situazioni difficili in cui possono inciampare, giorno dopo giorno, i pendolari che viaggiano sui trasporti locali ma è giusto che si ragioni, in primis, sulle giuste responsabilità. Il controllore, così come lo sono io, è spesso impiegato in una società diversa da quella che organizza il trasporto e, per questo motivo, non può rispondere di determinate condizioni o disservizi. Lamentarsi di situazioni insostenibili è un diritto sacrosanto e la forza della protesta va indirizzata verso i giusti responsabili. Avete mai pensato che i controllori stessi potrebbero essere d’accordo con voi in molte situazioni? Infondo, anche noi siamo dei gran pendolari.
Organizzare il trasporto pubblico non è un gioco da ragazzi e: gli orari ed i percorsi delle linee, lo stato dei mezzi, il costo dei biglietti o degli abbonamenti sono decisi da società che fanno dell’ascolto del viaggiatore il punto da cui partire per migliorarsi. Ai controllori compete far rispettare quella regola semplice ed universalmente conosciuta: vuoi prendere l’autobus? Cortesemente paga quanto dovuto perché dal regolare acquisto del tuo biglietto dipende molto: in primis l’efficienza della linea sulla quale viaggi. Ricordati sempre che, nel caso venissi multato da me o dai miei colleghi, potrai fare ricorso perché è un tuo diritto. Esiste una procedura chiara e personale addetto a gestirla.
Tutto qui. Tutto molto semplice. Come salire su un autobus e godersi il viaggio di ogni mattina.