Verificatori… di razza

A volte la vita del controllore si scontra con opinioni sbagliate oppure mal interpretate.
Ecco due frasi che  descrivono benissimo la reazione tipica di molte delle persone che multiamo.

Facile prendersela con noi italiani, vero? Tanto non possiamo sfuggire, invece a tutti quegli africani che girano sempre a sbafo sui bus non vi avvicinate mai…
Perché solo a me multa? Tu rassista, a italiano no dai mai multa…

Italiani o stranieri, insomma, sono tutti d’accordo: noi verificatori siamo dei razzisti, discriminiamo le persone in base alla nazionalità e le multiamo secondo criteri personali.  A seconda dei soggetti e delle convenienze, insomma, siamo descritti come sceriffi intransigenti o, al contrario, come persone lassiste e condiscendenti. Invece a noi non interessa proprio per niente quale sia la nazionalità, la razza, la fede religiosa o l’identità sessuale degli utenti: a noi interessa solo controllare che abbiano un titolo di viaggio valido e regolare.

Senza distinzioni, senza discrezionalità, senza classificazioni. L’unica differenza, per noi, è tra chi è in regola e chi non lo è. Bianchi, neri, gialli, uomini, donne, italiani o stranieri: non cambia nulla. Non c’è spazio per alcuna valutazione soggettiva: non ne abbiamo il tempo ma – soprattutto – non è questo il nostro compito. Noi non siamo psicologi, né assistenti sociali, né mediatori culturali: siamo solo dei verificatori e ci atteniamo al nostro compito.

Chiaramente, prendere una multa non piace a nessuno e a quel punto scattano scuse e giustificazioni di ogni tipo. Come accade in quella famosa scena recitata a dovere da Aldo, Giovanni e Giacomo. Ci sono anche delle situazioni che possono essere fonte di malintesi con gli altri utenti (quelli in regola), e che sono all’origine di alcune leggende metropolitane. A volte, ad esempio, capita che scendiamo alla fermata assieme all’utente che abbiamo scoperto essere senza biglietto, ma certo non lo facciamo per sottrarlo alle sue responsabilità o per “sistemare le cose” lontano da sguardi indiscreti. Semplicemente, proseguiamo anche a terra nella verifica e, se necessario, potremo compilare il verbale in maggiore tranquillità (ed anche a tutela della privacy del multato: non è carino avere gli occhi di decine di altri passeggeri addosso mentre si è colti a violare le regole…). Altre volte, invece, capita di chiedere il biglietto e vedere esibita una multa: non tutti, infatti, sanno che multa vale come titolo di corsa semplice entro il termine della sua validità oraria. In pratica, con la sanzione in mano si ha diritto a terminare la corsa. Quindi non possiamo fare una seconda multa a chi ne ha appena presa una, ma è comprensibile che gli altri passeggeri possano fraintendere questo comportamento e pensare che “stiamo chiudendo un occhio”.

E invece noi non “chiudiamo un occhio”, non “sistemiamo le cose”, non “lasciamo perdere, tanto è inutile”. Anche perché, a differenza degli utenti, il nostro nome-cognome e la nostra foto sono ben visibili sul cartellino di riconoscimento che portiamo sempre addosso, quindi ogni comportamento non regolamentare può essere facilmente segnalato alle aziende e portare ad un provvedimento a nostro carico. Non siamo né sceriffi, dunque, né avvocati difensori. La verità, come sempre, sta nel mezzo: siamo semplicemente uomini e donne che svolgono quotidianamente, con la maggiore correttezza e professionalità possibile, un compito molto importante per le aziende di trasporto pubblico e per la collettività, in condizioni di lavoro spesso non facili.

Siamo verificatori di razza, insomma, ma di quella buona.